lunedì 29 luglio 2019

#12 Lo specchio - parte I


Ritratto di George Dyer allo specchio
 Francis Bacon 1968
Buck Mulligan riferisce insinuazioni sulla salute mentale e fisica di Stephen Dedalus. Ma Stephen sembra essere più che altro interessato alla propria immagine riflessa nello specchio di Buck.

Per guardare questo video su youtube, clicca qui sotto:
https://youtu.be/TUIeRztRzKU

Ecco il testo in lingua originale del brano citato dall'Ulysses in questo video:
—That fellow I was with in the Ship last night, said Buck Mulligan, says you have g. p. i. He’s up in Dottyville with Conolly Norman. General paralysis of the insane.
He swept the mirror a half circle in the air to flash the tidings abroad in sunlight now radiant on the sea. His curling shaven lips laughed and the edges of his white glittering teeth. Laughter seized all his strong wellknit trunk.
—Look at yourself, he said, you dreadful bard.
Stephen bent forward and peered at the mirror held out to him, cleft by a crooked crack, hair on end. As he and others see me. Who chose this face for me? This dogsbody to rid of vermin.
(James Joyce 1922)
La lettura del brano originale è ad opera di Frank Delaney e tratta dal podcast ReJoyce:
https://blog.frankdelaney.com/re-joyce/

Ecco i testi delle traduzioni in italiano dall'Ulisse lette e citate in questo video:
– Quel tale che era con me al Ship ieri sera, disse Buck, dice che tu hai la p.g.a. Lui è a Cretinopoli con Connolly Norman. Paralisi generale degli alienati!
Sventagliò a semicerchio lo specchio nell’aria per lampeggiare all’intorno le notizie nella luce del sole adesso raggiante sul mare.
Le labbra sbarbate e increspate risero, e così pure i bordi dei denti bianchi, scintillanti.
Il riso s’impadronì di tutto il suo torso forte, ben piantato.
– Guardati, disse, o tremendo bardo!
Stephen si chinò in avanti e scrutò lo specchio a lui offerto, rigato da un’obliqua incrinatura. Ritti i capelli. Come mi vedono lui e gli altri. Chi mi ha scelto questa faccia? Questo corpo d’un cane da spidocchiare.
(Giulio De Angelis, 1960, Mondadori)
– Il tipo con cui stavo allo Ship ieri sera, disse Buck Mulligan, dice che hai la P.P. Sta a Dottyville con Connolly Norman. Paralisi progressiva.
Disegnò nell’aria con lo specchio un semicerchio come a voler spandere le notizie nella luce di quel sole ora radioso sul mare.
Le labbra rasate e increspate ridevano assieme alle punte dei suoi bianchi denti splendenti.
La risata si impossessò completamente di quel busto forte e tornito.
– Ammìrati, disse, bardo tremendo.
Stephen si chinò in avanti e scrutò nello specchio di fronte a sé, incrinato di traverso da una crepa, i capelli dritti. Come mi vedono lui e gli altri. Chi me l’ha scelta questa faccia? Questa bestia da soma da spulciare.
(Enrico Terrinoni, 2012, Newton Compton)
– Il tizio che ho incontrato ieri sera allo Ship, fece Buck Mulligan, dice che tu soffri di p. t. c. Paralisi tarati di cervello. Lavora giú a Ca’ Mattolica con Conolly Norman.
Sventagliò lo specchio in aria a semicerchio, mandando lontano quell’annuncio, nel bagliore del sole ora radioso sul mare.
Le labbra curve e ben rasate ridevano insieme ai bordi dei denti, bianchi e luccicanti.
Poi lo sghignazzo prese a scuoterlo in tutto il torso, forte e ben squadrato.
– Ma guàrdati un po’, disse, bardo orripilante che non sei altro.
Stephen si chinò a guardarsi nello specchio che l’altro gli reggeva, solcato per traverso da un’incrinatura. Capelli dritti. Chi ha scelto questa faccia per me? E questa povera bestia da spidocchiare?
(Gianni Celati, 2013, Einaudi)
Ho inoltre citato una strofa della poesia di Robert Burns del 1786, "To a louse, on seeing one on a lady's bonnet at church", ovvero "Ad un pidocchio sulla cuffia di una signora in chiesa":
O wad some Pow’r the giftie gie us
To see oursels as others see us!
It wad frae monie a blunder free us
An’ foolish notion
Oh, se qualche Potenza ci facesse il dono
Di vederci come ci vedono gli altri!
Ci libererebbe da molti errori
E sciocche pretese
Infine riporto l'indirizzo di quello che era la Ship Tavern di Dublino: 5 Lower Abbey Street - North City Dublin. Su google mappe potete vederne ancora la stretta porticina rossa fra i negozi Ladbrokes e Reynods, cliccando qui.

giovedì 11 luglio 2019

#11 I vestiti di Stephen


Il figlio dell'uomo - Magritte
L'abito fa il monaco? Osserviamo i vestiti consunti di Stephen. Il loro colore lugubre. Ci parleranno di lui e della sua condizione, sotto l'occhio impietoso di Buck Mulligan.

Per guardare questo video su youtube, clicca qui sotto:
https://youtu.be/wFKGuuX3DAc

Ecco il testo in lingua originale del brano citato dall'Ulysses in questo video:
—Ah, poor dogsbody, he said in a kind voice. I must give you a shirt and a few noserags. How are the secondhand breeks?
—They fit well enough, Stephen answered.
Buck Mulligan attacked the hollow beneath his underlip.
—The mockery of it, he said contentedly, secondleg they should be. God knows what poxy bowsy left them off. I have a lovely pair with a hair stripe, grey. You’ll look spiffing in them. I’m not joking, Kinch. You look damn well when you’re dressed.
—Thanks, Stephen said. I can’t wear them if they are grey.
—He can’t wear them, Buck Mulligan told his face in the mirror. Etiquette is etiquette. He kills his mother but he can’t wear grey trousers.
(James Joyce 1922)
La lettura del brano originale è ad opera di Frank Delaney e tratta dal podcast ReJoyce:
https://blog.frankdelaney.com/re-joyce/

Ecco i testi delle traduzioni in italiano dall'Ulisse lette e citate in questo video:
– Ah, povero corpo d’un cane! disse con voce gentile. Ti devo dare una camicia e qualche moccichino. E che ne è delle brache di seconda mano?
– Mi vanno abbastanza bene, rispose Stephen.
Buck Mulligan attaccò l’incavo sotto il labbro inferiore.
– Che canzonatura, disse soddisfatto. Si dovrebbero chiamare di seconda gamba. Dio sa quale sifiletilico le ha smesse. Io ne ho un bel paio con un righino, grigie. Con quelle farai faville. Non sto scherzando Kinch. Fai un figurone quando ti vesti bene.
– Grazie, disse Stephen. Non le posso portare se sono grigie.
– Non le può portare, Buck Mulligan disse alla sua faccia nello specchio. L’etichetta è l’etichetta. Ammazza la madre ma non può portare pantaloni grigi.
(Giulio De Angelis, 1960, Mondadori)
– Ah, povera bestia da soma, disse con voce gentile. Devo darti una camicia e qualche straccio per il naso. Come ti stanno quei calzoni di seconda mano?
– Abbastanza bene, rispose Stephen.
Buck Mulligan attaccò l’incavatura sotto il labbro inferiore.
– Che presa in giro, disse soddisfatto, di seconda gamba si dovrebbe dire. Dio solo sa quale lebbroso alcolizzato li avrà scartati. Ne ho un paio seri a righe, bellissimi, grigi. Sembrerai un signorino. Non scherzo, Kinch. Stai maledettamente bene quando ti vesti elegante.
– Grazie, disse Stephen. Se sono grigi non li posso indossare.
– Non li può indossare, lui, disse Buck Mulligan rivolgendosi alla propria faccia nello specchio. L’etichetta è etichetta. La madre la può pure ammazzare, ma indossare pantaloni grigi, questo no.
(Enrico Terrinoni, 2012, Newton Compton)
– Ah, povera bestia che non sei altro, disse con voce gentile. Devo darti una mia camicia e qualche fazzoletto da naso. Come vanno le brache di seconda mano?
– Mi vanno abbastanza bene, rispose Stephen.
Buck Mulligan prese a radersi la fossetta sotto il labbro inferiore.
– Bisognerebbe dire di seconda gamba, no? Ah, che ridere! commentò contento. Chissà quale sifilitico menagramo li ha smessi, quei calzoni. Ne ho un bellissimo paio a righine grigie.
Farai una figura da gagà con quelli. Non scherzo, Kinch, quando ti vesti bene fai una gran figura.
– Grazie, fece Stephen, ma se sono grigi non posso metterli.
– Non può metterseli, disse Buck Mulligan rivolto allo specchio. L’etichetta va rispettata. Lui ammazza sua mamma ma non può portare calzoni grigi.
(Gianni Celati, 2013, Einaudi)
Ho inoltre citato l'Amleto di Shakespeare, dall'atto I:
How is it that the clouds still hang on you?
(...)
Cast thy nighted colour off.
Perché ancora quelle nubi sulla tua fronte?
(...)
Scuoti di dosso quel colore notturno.